La Via Decia

Il cammino dei boschi di ferro

Una valle, un fiume, un cammino. 

Novantacinque chilometri di sentieri in cinque tappe, immersi in ettari di bosco e paesi che raccontano secoli di convivenza fra uomo e ambiente. Una storia millenaria nel segno del minerale di ferro, estratto fra queste montagne dal tempo degli antichi romani. 

Nel 2023, a cento anni dal disastro del Gleno, nasceLa Via Decia – Il Cammino dei boschi di ferro. Un progetto voluto dal Club Alpino Italiano per aprire ai cercatori di bellezza lo scrigno della Valle di Scalve, in origine la Valle Decia. Una gemma delle Prealpi lombarde incastonata fra la Valle Camonica e la Valle Seriana, non lontana dal Lago di Iseo. Un’avventura all’ombra della Presolana, fra le contrade che videro la nascita del Card. Angelo Maj e dello scultore Giovanni Giuseppe Piccini. Un viaggio silenzioso, in punta di piedi, nel segno della natura e della cultura. E di quella ricchezza che germoglia quando le persone camminano insieme.

Viaggiare
consapevoli

Tutto quello che c' è da sapere prima di intraprendere questo cammino (stagionalità, equipaggiamento...)

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In evidenza

Miniera Manna

Proseguendo verso Schilpario, si moltiplicano le tracce del tempo in cui l’attività estrattiva garantiva – al prezzo di grandi sforzi – il necessario per vivere.

Cava di piöde Val Desiderata

La produzione di piöde – o ardesie – ha rappresentato una delle attività produttive necessarie alla vita della valle.

Baita del Quader

Un grande bosco piramidale, puntellato da formicai giganti e aree carbonili. E in alto uno splendido belvedere, ai piedi della cascata della Manna.

Cava di calcare occhiadino

Potremmo scambiarlo per il set di un film. Invece questa cava abbandonata risale almeno al XVII secolo.

Bassofuoco fucina

Nel bosco del Vò, ecco i resti di una fucina. Poco distante si doveva trovare un forno di torrefazione alimentato con la tecnica del basso – fuoco.

Oratorio di S. Carlo – Vilminore

Sulla soglia dell’abitato di Vilminore vi attende questo grazioso oratorio, voluto dal nobile Giò Battista Albrici all’inizio del Seicento.