Fra le attività produttive che hanno maggiormente caratterizzato la storia della Val di Scalve rientra la produzione delle “piöde” o ardesie. Si tratta di una roccia metamorfica facilmente divisibile in lastre leggere e sottili, adatte alla copertura dei tetti (questa tecnica è ancora visibile sul tetto di una casa antica in località Nona). II lavoro di estrazione prendeva il via nel sottosuolo, dove, tramite gallerie o “àndech”, si accedeva ai banchi di pietra dai quali si staccavano i lastroni per mezzo di mine caricate con accurata dosatura di polvere nera. Questo processo permetteva di separare i blocchi dalla roccia senza frantumarli. Successivamente i blocchi venivano suddivisi in lastre maneggiabili le quali, posizionate su un carrello di legno, venivano condotte lungo un binario verso l’esterno e qui esposte al calore del sole. A questo punto venivano divise in fogli ancora più sottili tramite l’uso degli scalpelli. Una volta smussati, generavano le piöde vere e proprie. Queste ultime venivano quindi trasportate a valle attraverso una teleferica. Una volta vendute, raggiungevano la destinazione definitiva e infine posate dalla maestria di artigiani incaricati non solo della realizzazione della copertura, ma anche della sua manutenzione nel tempo.