Il patrimonio faunistico della Valle di Scalve è molto ricco. Si passa dagli invertebrati ipogei, tra cui diversi endemismi, agli anfibi, ai rettili e agli animali tipici della fauna alpina.
Il nostro breve racconto comincia da due minuscoli ospiti, estremamente rari. Il primo, “una timida conchiglia a spirale, esclusiva della Presolana, dalla colorazione marroncina, che raggiunge a malapena le dimensioni di una nocciola. E’ un essere talmente minuto che un uomo, per scovarlo, è costretto a chinarsi e aguzzare la vista, perlustrando palmo a palmo le nicchie rocciose (…)”. Il piccolo mollusco era presente sulla Terra assai prima dell’arrivo dell’uomo e il suo nome scientifico è Cochlostoma canestrinii. Il secondo ospite è l’Otiorhynchus diottii, una particolare specie di coleottero scoperta nel 2001, di cui si conoscono solo pochi esemplari rinvenuti nei pressi del Rifugio Albani e del lago del Polzone.
Gli anfibi presenti in valle sono ben rappresentati dalla rana temporaria (rana alpina o rana montana, chiamata anche rana rossa) e dalla salamandra alpina, mentre per i rettili citiamo la lucertola vivipera, il biacco, l’orbettino, la vipera aspis e la vipera berus.
Nei boschi composti prevalentemente da abete rosso e bianco, oltre che dal faggio, troviamo tra i mammiferi: il capriolo, il cervo, la lepre, la volpe, il tasso, lo scoiattolo, la martora, la donnola, la faina. Mentre tra gli uccelli sono presenti: il gufo reale, il barbagianni, la civetta nana, il francolino di monte, il gallo cedrone (molto raro), il picchio nero, la poiana, i falchi, il corvo, la cornacchia grigia; oltre naturalmente all’ avifauna migratoria (tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, tordela, pettirosso, cincie, beccaccia ecc.).
Al limite della vegetazione arborea e nei pascoli di alta montagna vivono i camosci, presenti principalmente nelle valli del Gleno, del Venà e del Venerocolino, oltre che nella zona della Presolana. Troviamo gli stambecchi, reintrodotti nelle Orobie a partire dal 1987. Poi le marmotte, la lepre bianca, l’ermellino, l’aquila reale, il corvo imperiale, il gracchio alpino, la coturnice, il fagiano di monte o gallo forcello, la pernice bianca.
Vale la pena ricordare che alcune delle specie di uccelli che abbiamo citato appartengono alla famiglia dei Tetraonidi, animali che dispongono cioè di quattro artigli per zampa. Si trovano sia sulle Alpi che nella fascia settentrionale di Europa e Asia. Sono la pernice bianca, il gallo cedrone, il fagiano di monte e il francolino di monte. La loro presenza è dovuta al fatto che quando gli enormi ghiacciai che ricoprivano le Alpi e il Nord Europa si sono ritirati a causa dell’aumento delle temperature, essi sono risaliti verso Nord, trovando rifugio alle quote più elevate. Questi uccelli sono adatti al clima freddo: le zampe sono piumate e le dita hanno processi cornei a forma di pettine che consentono loro di aumentare la superficie di appoggio sulla neve. I maschi di gallo cedrone e fagiano di monte in primavera, durante la stagione degli amori, sono protagonisti di spettacolari parate nuziali che si svolgono in “arene” prive di vegetazione nelle quali, attraverso il combattimento, si stabilisce quali maschi abbiano diritto ad accoppiarsi. Oggi i Tetraonidi, soprattutto la pernice bianca, sono minacciati dal riscaldamento globale: l’aumento delle temperature li spinge verso quote ancora più elevate, riducendo gli spazi a loro disposizione.
Chiudiamo la nostra rassegna citando un’ospite preziosa del nostro territorio: la Formica Rufa. Per la sua salvaguardia è stata istituita nel 1983 la Riserva Naturale “Boschi del Giovetto di Paline”. Vive nei boschi a prevalenza di conifere dove, con aghi e rametti, costruisce i caratteristici nidi a forma di cupola, talvolta di notevoli dimensioni. La formica rufa è una forte predatrice nei confronti di altri insetti che possono risultare estremamente dannosi per le piante. Per questo, fra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, sotto la regia del Corpo Forestale dello Stato e dell’Università di Pavia, numerosi formicai sono stati da qui prelevati e trasferiti in altre aree del paese, a tutela del patrimonio boschivo.
Si ringrazia Andrea Belingheri per la concessione delle immagini.
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