Il Monte Gleno (m 2882 slm) è la montagna più alta della Valle di Scalve. Situato alla testa dell’omonima valle, a nord della Valle di Scalve, funge da spartiacque con l’alta Valle Seriana, mentre confina con l’alta Valle di Belviso, in Valtellina.
La prima ascensione di questa montagna fu realizzata nel 1873 da Douglas William Freshfield – alpinista inglese, noto per le sue prime ascensioni nel gruppo Adamello-Presanella – e da François Devouassoud, guida francese appartenente alla Compagnia delle guide di Chamonix. La prima salita italiana risale invece al 12 luglio 1876, ad opera della guida Baroni e degli alpinisti Curò, Torri e Sacchi.
Sul versante settentrionale del Monte Gleno si estendeva fino a non molto tempo fa il ghiacciaio del Trobio, che rappresentava la vedretta più grande in territorio bergamasco. Ora il ghiacciaio è quasi completamente scomparso, dopo essere rimasto diviso in due parti: quella immediatamente sottostante la vetta del Gleno e quella sotto la cresta che collega il Pizzo Tre Confini al Monte Gleno. Fino all’inizio degli anni Cinquanta, sul ghiacciaio si svolgeva la prestigiosa “Gara del Gleno” di sci alpino, che vide vincitore nel ‘42 e nel ’43 l’olimpionico Zeno Colò.
La salita alla vetta del Monte Gleno dal versante scalvino, pur non presentando difficoltà tecniche, non va sottovaluta, sia per il notevole sviluppo, sia per la cresta finale che, al di fuori del periodo estivo, può presentare alcuni tratti ghiacciati o con neve, considerata la sua esposizione a Nord. Una volta raggiunti i resti della diga e il lago del Gleno, proseguendo lungo il sentiero 410, ci si inoltra lungo la valle superando dapprima la baita bassa del Gleno e poi la baita di mezzo. In fondo al pianoro della baita di mezzo, su una balza sulla sinistra idrografica, si possono vedere i ruderi del Rifugio Bissolati. Intitolato all’On. Leonida Bissolati, venne costruito dal CAI di Cremona. L’inaugurazione si svolse nel settembre del 1922 ma già nella primavera del 1925 l’edifico venne travolto da una valanga. Superata la barriera rocciosa sovrastante, attraverso la “scala dei Sulegà, si arriva ad un tipico “Barek” (antichi recinti per gli animali delimitati da muretti a secco) ed una piccola costruzione in muratura, la terza baita o baita alta del Gleno. Si procede lungo il sentiero sino ad incontrare un grosso ometto in pietra. Si avanza sul sentiero 410 fino alla base del pendio che scende da passo di Belviso e si gira a sinistra, dove si incontrano rari bolli rossi che indicano la via di salita (prestare molta attenzione a non perdere l’itinerario di salita). Giunti al colletto tra il monte Glenino (2852) ed il Monte Gleno, si segue la cresta a sinistra sino a raggiungere la vetta, dove si gode di un bellissimo panorama a 360 gradi, dalla Presolana ai quattromila delle Alpi.
Non distante dal percorso di salita, oltre il Passo del Belviso, segnaliamo la presenza del Rifugio CAI “Nani Tagliaferri” che, con i suoi 2328 m slm, rappresenta il rifugio più alto delle Orobie. Può essere raggiunto, oltre che dalla valle del Gleno (sentiero 410), anche da Ronco percorrendo la valle del Vò (sentiero 413) e dal Passo del Vivione (sentiero 416).
Si ringraziano Giancelso Agazzi, Mirko Costantini, Andrea Capitanio, Manuel Bettineschi e Roberto Albrici per la concessione delle immagini. Per altri usi o riproduzioni è richiesta l’autorizzazione degli autori.