Val di Croce

Architettura religiosa

Eugenio Pedrini, maestro appassionato di storia locale vissuto tra Ottocento e Novecento, scrive: “Non lungi che forse 200 metri dalla chiesetta di San Carlo avvi un saccello colla deposizione dalla croce in gesso, opera del Pittore Arrigo Albrici, con bei freschi nel volto, ora tutto o quasi tutto rovinato da inetto imbianchino comandato dai patroni scesi alla condizione di contadini, agiati, non sentendo caldo per l’arte”.
La Valle di Croce segna il confine con Oltrepovo. Da qui partiva la strada di collegamento per Meto e Pianezza realizzata nella prima metà dell’Ottocento, ancora oggi percorribile a piedi.
Dietro la santella vi è la cava di pietre il cui sfruttamento ebbe probabilmente inizio verso la fine del Millesettecento; in questa epoca emigrarono dalla Val d’Intelvi e si stabilirono a Vilminore i “Pichècc” (famiglia Gelpi), provetti scalpellini che lavorarono le pietre utilizzate anche per la costruzione del maestoso campanile di Vilminore.

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