La Foresta Regionale Val di Scalve fa parte della Rete Natura 2000 che si fonda su due Direttive comunitarie:
la Direttiva Habitat, per l’individuazione e la protezione di siti caratterizzati da habitat naturali e semi-naturali e specie animali e vegetali considerati di intessere comunitario;
la Direttiva Uccelli che si occupa della protezione di numerose specie ornitiche e dell’individuazione di aree destinate alla loro protezione. A supporto di Rete Natura 2000 è stata promossa l’istituzione dei seguenti siti:
le Zone Speciali di Conservazione, designate in un primo tempo come Siti di Importanza Comunitaria (SIC), in esecuzione della Direttiva Habitat;
le Zone di Protezione Speciale, in esecuzione della Direttiva Uccelli.
Nonostante il toponimo, l’area, posta nel tratto meridionale della Valle di Scalve, ricade interamente nel comune amministrativo di Angolo Terme, nella Comunità Montana di Valle Camonica.
Si tratta di un’area prealpina posta sul versante destro del fiume Dezzo, entro una quota altimetrica minima di 510 m e una massima di 1820 m, con esposizione prevalente Est e Nord-Est verso le pendici dei monti: Pora, Lantana e Scanapà. Il confine ovest è delimitato dal crinale tra la Valle di Scalve e la conca della Presolana.
Incastonata in un paesaggio straordinario, si ammirano ripidi versanti rocciosi, forre e falesie di color bianco calcareo in forte contrasto col verde acceso dei boschi di latifoglie e di conifere, intagliati da piccole porzioni di prati e pascoli dalle colorate fioriture.
Dal punto di vista vegetazionale, nell’orizzonte submontano (fino 800-900 m di quota) sono presenti i boschi di latifoglie a dominanza di carpino nero, dei quali si riscontrano le varianti di rupe, di forra e di falda detritica. Dove il suolo ha moderata disponibilità idrica sono presenti gli aceri-tiglieti, con acero montano e tiglio. Gli aceri-frassineti, con l’ingresso del frassino maggiore sono invece in corrispondenza dei suoli con un buon bilancio idrico-trofico. A tratti si ritrovano anche i castagneti. Verso il limite superiore, compare il faggio nelle faggete montane dei suoli carbonatici, frammisto al carpino nero, all’abete rosso e talvolta al larice.
Nell’orizzonte montano (tra gli 800-900 m e i 1300-1400 m) prevalgono le peccete, riconducibili alla tipologia dei piceo-faggeti dei substrati carbonatici. In qualche caso si riscontrano varianti ad abete bianco.
Sui versanti del Monte Pora la pecceta lascia spazio, verso l’alto, alle formazioni secondarie dei vaccinieti e degli ontaneti con ontano verde, per passare progressivamente ai pascoli a nardo.
Gli ambienti pascolivi e prativi sono ormai relegati a piccoli porzioni presso le baite e le antiche stazioni d’alpe: le principali sono a Padone e sotto la Croce di Vareno (1474 m), a Glisuner che prende il nome dai mirtilli, detti in dialetto “glisù”.
Fonte: ersaf.lombardia.it