Un cammino è un racconto, un testo. I passi percorrono i sentieri come l’occhio avanza fra le righe, di parola in parola. E a ogni passo è il mondo che si apre, si rivela. Il libro della Valle di Scalve e – parzialmente – della Valle Camonica non fa eccezione. Troverete le tracce sorprendenti di secoli di storia e di storie, disseminate fra i dipinti delle chiese, le gallerie delle miniere, i cortili delle case. Scoprirete con stupore che fra queste montagne nacque il Cardinale Angelo Maj, filologo al quale Leopardi dedicò una delle sue canzoni civili. O lo straordinario scultore Giovanni Giuseppe Piccini. Che maestri intagliatori vennero dal comasco per edificare il campanile più grande fra queste vallate, a Vilminore. E poi le arti del vivere quotidiano, l’estrazione del ferro, la cura del bosco, la coltivazione della terra, la lavorazione del latte. Non ci resta che augurarvi buon viaggio… buona lettura!
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La vita della Valle di Scalve si è a lungo nutrita dell’incontro fra l’ingegno dell’uomo e la disponibilità delle risorse naturali.
Benvenuti in questo angolo di quiete e devozione millenario. In compagnia dei pellegrini che qui trovavano riparo.
Dove la natura sembra allargarsi all’infinito, un professore ha seminato il bosco di parole.
Terrazzamenti, grotte e fori nella roccia: è quanto rimane di insediamenti che oltrepassano il perimetro della memoria.
Vi passavano i pellegrini diretti a Roma dal Nord Europa. Ma anche le merci di Scalve, al tempo della guerra con i Camuni.
Da sempre i cammini propongono luoghi nei quali sostare e gustare il mistero.
Potremmo scambiarlo per il set di un film. Invece questa cava abbandonata risale almeno al XVII secolo.
A picco sulla forra del Dezzo, il castello Federici fu distrutto nelle contese con Brescia, poi ricostruito e ampliato durante la pax veneta.