Via dei pellegrini

Architettura religiosa

La ”Via dei Pellegrini” la cui antica mappa è visibile presso i Musei Vaticani con il paese di Masù (Mazzunno) in evidenza, deve il suo nome al fatto che, a partire dal XIV secolo e dall’istituzione dei giubilei, la via “Scalve-Prave-Mazzunno-Angolo-Rogno” divenne un tratto dei percorsi spirituali che portavano a Roma. Fu dunque frequentata fin dal Medioevo dai pellegrini, che, a piedi e a cavallo, scendevano da Germania, Austria e Svizzera attraverso il passo del Bernina e dalle scale delle Torri di Fraele (Sondrio). Dalla Valtellina poi, attraverso la val di Belviso e il passo del Venerocolo, raggiungevano la Val di Scalve per recarsi verso i più celebri santuari italiani, soprattutto verso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma. Il tracciato testimonia la spiritualità e la fede dei tanti che lo percorsero, ma racconta anche del lavoro e della fatica per la sopravvivenza sostenuti dai nostri avi. Come la “Via del Ferro”, anche questa, di epoca romana, collegava la Val di Scalve alla Valcamonica, ma sul versante opposto, alla sinistra idrografica del torrente Dezzo. A Rogno, poi, il cammino si allacciava alla Via Carolingia. La mulattiera era inoltre percorsa in senso inverso dai pellegrini italiani che raggiungevano i santuari della Svizzera e in particolare quello di S.Gottardo ad Hildesheim, in Bassa Sassonia. Va sottolineato che per gli Scalvini l’importanza di questo collegamento fu soprattutto di carattere economico e commerciale. Rappresentava infatti lo sbocco verso la Val Camonica, anche se il transito fu a lungo reso pericoloso dai belligeranti rapporti fra Scalvini e Camuni, causati dalla plurisecolare contesa per il controllo del monte Negrino.

 

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