Non lontano dalla Val di Scalve, nel contesto della Prima Guerra Mondiale, venne creato un sistema di fortificazioni, ancora oggi riconoscibile, che si sviluppava per decine di chilometri attraverso le Alpi lombarde e piemontesi. È passato alla storia con il nome di “Linea Cadorna” ed era fatto di bunker, case matte, trincee e vie di collegamento che si snodavano lungo valli, crinali e vette, a supporto della grande frontiera del Nord. Il progetto era nato dal timore che le truppe austro-tedesche, penetrando i valichi delle Alpi centrali, potessero in breve tempo raggiungere e occupare i centri nevralgici industriali ed economici del nostro paese. Lo Stato Maggiore non badò a spese, ma quell’eccezionale sistema di fortificazioni, che arrivava fino a duemila metri di quota e oltre, non servì a nulla. Nessun colpo fu mai sparato. Anche la Valle di Scalve conobbe la creazione di una rete analoga di sentieri e mulattiere a supporto delle linee di difesa in funzione anti-austriaca. Sono i sentieri e le mulattiere che si trovano ancora oggi lungo la valle di Venano e del Venerocolo, oltre al “Sentiero Alto” – spartiacque tra la Valle di Scalve e la Valtellina; infine il collegamento verso il Passo del Vivione, ora SS 294.
Per approfondire: AA. VV., L’attacco che mai avvenne. Orobie 1915 – 18. La linea Cadorna fra trincee, ambiente, natura, persone e fatti, Corponove 2022.