E’ uno degli esempi meglio visibili di “reglana”, ovvero i tipici forni che venivano utilizzati per la cottura del minerale. Potevano essere di dimensioni e forme diverse – anche circolari, collocati direttamente in prossimità delle miniere o in luoghi verso i quali poteva essere fatto facilmente confluire il minerale estratto. Se ne trovano tuttora numerosi esempi nell’area del comune di Schilpario. Erano dotati di copertura, per consentirne il funzionamento anche nelle giornate di pioggia. Al loro interno presentavano una sorta di imbuto dentro il quale veniva posto il minerale, alternato a strati di legna o carbone di legna. Il forno veniva acceso dalla base, tramite un’apertura con la quale se ne gestiva anche la ventilazione e rimaneva attivo finché al suo interno fosse presente il materiale. Al termine della torrefazione, il minerale veniva estratto da un’apertura posta in basso, mentre dall’alto si provvedeva ad inserirne di nuovo. Veniva poi setacciato, per separarlo dalle parti terrose, pesato e infine posto nei sacchi di canapa, pronto per essere trasportato a valle dagli “strusì” su apposite slitte. Le strutture dei forni e la conduzione del processo di torrefazione hanno conosciuto nel tempo importanti evoluzioni, finalizzate a una migliore resa dell’intero processo.