La fucina di Teveno

Lasciato Teveno alle spalle e superato il ponte sul torrente Nembo, prima che la Via Decia salga a sinistra verso Pezzolo, è possibile scendere la stradina a lato del fiume e raggiungere con pochi passi la vecchia fucina. La strada è quella di Valbona, antico collegamento fra la Valle Camonica e l’alta Valle Seriana. Posta in un angolo di quiete, al riparo di grandi massi lasciati in eredità dagli antichi nevai che sovrastavano questa parte della Valle di Scalve, la fucina rappresenta un vero e proprio salto nel tempo. Anzitutto uno sguardo al contesto. A monte della strada asfaltata, si può osservare una singolare costruzione in legno in attesa di recupero: è la vecchia stazione di arrivo della teleferica che dalle miniere della Manina portava a valle il minerale appena estratto. Dovete poi immaginare fra la fucina e il torrente la presenza di una calchèra per la produzione della calce. Infine, vi erano un mulino e una segheria. L’insieme di questi elementi componeva un vero e proprio distretto industriale. Venendo direttamente alla fucina, è l’ultimo esemplare presente in Val di Scalve. Un tempo erano almeno venti. Vi si realizzavano (e riparavano, all’occorrenza) molti degli attrezzi in metallo che facevano parte della vita quotidiana degli scalvini, legati al lavoro nei campi o nei boschi. L’elemento di maggiore interesse è la tromba idroeolica presente sul fronte dell’edificio principale. La cui concezione, secondo alcuni, risalirebbe a Leonardo Da Vinci. Sfruttando la pressione dell’acqua, dapprima canalizzata e poi fatta cadere verticalmente all’interno di una conduttura in legno ancora visibile, generava aria compressa che veniva convogliata verso i focolari della fucina, per garantirne il perfetto funzionamento. La pressione dell’aria era regolata attraverso la gestione del flusso dell’acqua. Tramite i riferimenti riportati di seguito, è possibile concordare anche la visita all’interno della fucina. Le vecchie finestre, la scala in pietra, i banchi da lavoro con gli attrezzi e, soprattutto, l’imponente ingranaggio che muoveva il maglio, risvegliano la curiosità e l’immaginazione dei visitatori.