La chiesetta esistente nei pressi della frazione Gromo, già dedicata a San Bartolomeo Apostolo, dette la possibilità alla comunità colerese nel 1459 di staccarsi dalla parrocchia di Santa Maria in Vilminore. Era poco più di una cappella ma all’epoca sufficiente per la piccola comunità costituita da alcuni casolari. Col passare degli anni la comunità aumenta e, all’inizio del Millesettecento, conta ormai quattrocentosessanta anime, tanto che si rende necessario affrontare il problema di una chiesa adeguata. Il grattacapo può essere risolto sia mediante l’ampliamento dell’edificio già esistente (cfr. Cesulì) sia con l’edificazione di una nuova costruzione. La possibile alternativa ha scatenato una divisione tra le contrade che costituiscono la parrocchia: le une perché l’erezione di una nuova struttura comporterebbe l’allontanamento della chiesa dalle case e le altre perché l’attuale fabbricato risulta già scomodo per cui non ritengono di sostenere delle spese per il suo ampliamento credendo più vantaggioso ampliare gli oratori di Santa Maria negli Zanoli e di San Rocco in Carbonera. Dovranno passare parecchie decine di anni prima di arrivare alla tregua tra le due fazioni e deliberare per la realizzazione di una nuova chiesa, negli Zanoli, e quindi in posizione più centrale.
Il due agosto 1792 il Vescovo Mons. Gian Paolo Dulfin, delega il Vicario Foraneo di Vilminore a benedirla. Lo storico Eugenio Pedrini nelle “Memorie storiche sulle opere d’arte site nella Valle di Scalve” per la Regia Soprintendenza, nel 1914, così la descrive: Costruzione della seconda metà del 1700 è una delle più belle della Valle per linee e temperanza di buoni stucchi. Sulla porta principale la data 1788… Ha alcune tele discrete, quella di S. Luigi ha le iniziali I.C. di Giovanni Cifrondi; quella di S. Rocco non vi si legge che la data 1685. L’ancona principale con tela d’incognito discreta, S. Bartolomeo assunto al cielo… Un paliotto, pregevole lavoro del Piccini, rappresentante in una delle due nicchiette S. Bartolomeo scorticato, ricorda la famosa statua del Duomo di Milano dove forse Piccini tolse l’ispirazione… Il pulpito, ch’io ho ragione di attribuire al Ramus pel gusto, per le statuette, quantunque in noce è stato dipinto, coi più triviali colori da un parroco, e fa pietà… L’adiacente campanile, con un concerto di otto campane, prende avvio solo all’ inizio degli anni settanta del 1800, a circa cento anni dall’erezione della chiesa; qualche acuto osservatore dice che lo stesso è simbolo della riunificazione e rappacificazione delle tante contrade che costituiscono l’abitato ma che nemmeno una porta il nome di Colere.