Vilminore fu sede dall’undicesimo secolo di due Chiese, la Pieve di Scalve e la Parrocchia di Santa Maria. A causa dei dissapori nati dall’esistenza di due parrocchiali sullo stesso territorio, nel 1691 il Vescovo Daniele Giustiniani decise di riunirle in un’unica Pieve al centro del paese.
La Chiesa fu eretta sui fondi donati dal potente casato dei Capitanei di Scalve, precisamente dove sorgeva il Palazzotto del Cav. Tomaso Capitani, distrutto per le sue scelleratezze per ordine di Venezia e a spese della Comunità.
La Chiesa venne aperta al culto nel 1702 e consacrata dal Vescovo Luigi Speranza nel 1874 che la dedicò a S. Maria Assunta e a S. Pietro.
È un edificio veramente imponente, ideato e costruito dai maestri comacini della Val d’Intelvi con poderosi contrafforti all’esterno e secondo una solenne scansione dei ritmi all’interno. La facciata è a due ordini raccordati con modiglioni ed ha un bellissimo portale con colonne cui sovrasta una Madonna storicamente attribuita ai Calegari di Brescia, recentemente riferita all’allievo Antonio Gelpi.
La chiesa ha un’unica navata, con sei altari laterali ed un ampio Presbiterio.
Il primo altare sulla destra della navata è dedicato ai Santi Chiara, Gaetano e Defendente protettori della valle; fu edificato e patrocinato da tutti i comuni della valle, compresi quelli oltre il passo della Manina (Lizzola, Bondione, Fiumenero).
Di seguito, sempre alla destra salendo al Presbiterio, l’altare di San Giuseppe, dove è collocata la tela del Transito di San Giuseppe, dipinta da L. Quarena nel 1824;
al centro del timpano, posante sulla trabeazione, è collocata la statua lignea di San Francesco Saverio in grandezza naturale, opera del Piccini di Nona.
Il terzo altare laterale destro è dedicato a Santa Caterina D’Alessandria, con tela di Domenico Carpinoni raffigurante lo Sposalizio Mistico di Santa Caterina e proveniente dalla Parrocchiale di Santa Maria. Altare di Jus Patronato della nobile famiglia Albrici.
L’ampio presbiterio è stato ristrutturato nel 1984, sono state rimosse le balaustre e sistemate in due altari laterali.
Sulla parete centrale si osserva la tela di Giovanni Raggi, cui sono attribuite anche le tele nella volta, raffigurante l’Assunzione di Maria al Cielo. Mentre le pale laterali, raffiguranti San Pietro che risana lo storpio e la caduta di Simon Mago, sono di Enrico Albrici.
La tela nel Capocielo in legno dorato è opera dell’Abate Giovanni Albrici, figlio di Enrico, autore anche dell’affresco di controfacciata.
Il Coro che abbraccia l’altare maggiore, è settecentesco e fu realizzato con marmi policromi dalla Bottega dei Fantoni di Rovetta.
A lato dell’altare principale si trova la Chiesetta dell’Immacolata, benedetta come Chiesa dei Disciplini nel 1763. Sull’altare è visibile la statua della Madonna, benedetta a Lourdes nel 1886.
Il terzo Altare laterale alla sinistra è dedicato al Salvatore, con tela attribuita da alcuni al pittore scalvino Enrico Albrici e da altri al Cifrondi. L’altare è Jus Patronato della famiglia De’ Capitani il cui stemma si trova al centro del timpano.
A seguire, l’altare del Santo Rosario nella cui nicchia è visibile una Madonna contornata dai quindici quadretti dei Misteri del Rosario
In prossimità il manufatto ligneo del pulpito, che si trovava nell’antica Pieve e poi completato con le sette statuette scolpite da Carlo Ramus.
Il primo Altare alla sinistra della navata è dedicato a Sant’Antonio da Padova.
Un buon numero delle tele e degli affreschi di cui è ricca la chiesa si deve ad Enrico Albrici, nativo di Vilminore. La pala centrale raffigurante l’Assunzione di Maria è di Giovanni Raggi al quale sono anche attribuite le tre tele della volta.
Sono presenti inoltre pregevoli manufatti lapidei come l’altare maggiore e l’altare di S. Caterina d’ Alessandria.
Cospicua è anche la dotazione di arredi e paramenti preziosi.
L’organo risulta dalla fusione dei due organi appartenuti alla Pieve e a S. Maria e rifatto nel 1819 da Giovanni Bossi e nel 1845 da Angelo Bossi.
All’esterno della chiesa domina su tutta la valle l’imponente campanile, la cui altezza raggiunge i sessantasette metri. Una serie di cornicioni scandisce la successione dei diversi ordini, il primo dei quali, alla base, realizzato secondo la tecnica del bugnato, evidenziando le grandiose pietre lavorate interamente a mano. In alto, la cupola che sovrasta la cella campanaria, ha subito nel corso dell’Ottocento una serie di rifacimenti legati a problematiche di carattere strutturale. Fra questi, la sostituzione della statua sommitale dedicata a S. Pietro con una croce lignea, rivestita in rame, tuttora presente.